Sanificazione

Il classico processo di sanificazione è costituito da 4 fasi distinte: pulizia (detersione), risciacquo, disinfezione, risciacquo finale di qualunque superficie.

• Pulizia o detersione: a seconda del tipo di sporco, organico o sporco di tipo inorganico, viene effettuata la scelta del detergente funzionale pulizia del tipo di sporco e della superficie (alcalino, neutro, o acido, penetrante ed inibente, con potere emulsionante e disperdente, etc.).
• Disinfezione: ovvero la riduzione della quantità dei microrganismi attraverso l’eliminazione o l’inattivazione dei germi patogeni “invisibili” (batteri, funghi, spore o virus) per eliminare i rischi di contagio da infezioni microbiche. In tal caso, a seconda del materiale di cui è composta la superficie da trattare, verranno utilizzati prodotti che contengono agenti specifici per una disinfezione ottimale.

Sanificazione, pulizia e disinfezione sono termini che spesso vengono erroneamente utilizzati come sinonimi. La norma che regola questi interventi (art. 1 del Decreto Ministeriale 274/1997) descrive così la sanificazione: “La sanificazione include tutte le operazioni tese a migliorare la fruibilità degli ambienti, mediante l’ottimizzazione delle condizioni indispensabili per la vita umana, quali la temperatura, l’umidità relativa, la ventilazione, i livelli di isolamento acustico e l’illuminazione”.

Quindi la legge prevede che, con la sanificazione, vengano svolti anche dei controlli precisi sulla condizione climatica presente in un particolare ambiente, come il controllo sulla temperatura, che molto spesso è il fattore principale che permette l’aumento dei germi. Tutto ciò al fine di rendere gli ambienti sicuri e impeccabili.

Per questi motivi le attività di sanificazione, appartenenti a normative specifiche, non possono essere svolte con improvvisazione o all’interno di semplici operazioni di routine.